In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Il brano si inserisce nel lungo discorso che Giovanni mette in bocca a Gesù nell’ultima cena. È il cuore di quel discorso (capp. 13-17), quasi un testamento spirituale, e quindi il centro di tutto il Vangelo. La parabola della vigna (15,1-8) è per Giovanni una metafora per passare subito a parlare di ciò che gli interessa: il “rimanere”. È un rimanere reciproco e vicendevole tra il discepolo e Gesù. Rimanere nel suo amore significa entrare nel circuito dell’amore del Padre e del Figlio. Ma è anche un amore che si dispiega nella comunità e diventa esperienza di amore reciproco. L’amore reciproco trova la sua sorgente nell’amore di Gesù. Possiamo amare solo se amati. L’amore reciproco è fondato sul “come” il Signore ci ha amati. Questa esperienza di amore diventa gioia. È la gioia di un amore pieno: essere amati e amare, amare Dio e amare i fratelli. È esperienza di comunità: una sorta di entusiasmo, un mutuo infervorarsi nella donazione. È anche amore di amicizia: «Nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita per i suoi amici» (15,13). E Gesù comanda l’amore reciproco (ci comanda ciò di cui abbiamo più bisogno): «Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri» (15,17). L’evangelista è più esplicito in 8,31: «Se rimanete nella mia Parola, sarete miei discepoli». È la Parola che rende disponibili i discepoli a rimanere con Gesù. È sempre la Parola la condizione per continuare a crescere nel discepolato: «Se le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato» (15,3). Nella spiritualità laicale la Parola della Scrittura è al centro. Illumina la vita. L’annuncio del Vangelo diventa allora non solo una parola che mi parla di Dio, un suo messaggio per me, una sua lettera. È innanzitutto una parola che parla di me e mi aiuta a interpretare la mia esistenza; come una luce per riconoscere la presenza del Risorto nelle pieghe della vita. Non sono io innanzitutto che interpreto la Bibbia. È la parola che mi interpreta. «La sacra scrittura si presenta agli occhi della nostra anima come uno specchio, in cui possiamo conoscere ciò che in noi c’è di bello e di brutto» (Gregorio Magno).
Osservo e sottolineo gli elementi le parole che mi appaiono più dense di significato, i personaggi, i movimenti, i luoghi, i titoli dati a Gesù… Ne colgo il significato o le difficoltà per noi.
“Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi”…” che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”.
L’amore nel quale Gesù ci invita a rimanere e che è la via alla nostra piena felicità non è quello “restitutivo” tipico della logica umana (corrispondere amore a chi ti ama) ma è “distributivo”: per rimanere nel Suo amore occorre orientare il nostro verso gli altri.
Riprendo il testo e cerco di cogliere quale parola il Signore dice a me, al mio cammino di fede, al cammino della Chiesa oggi.
Non è facile uscire dalla più naturale logica “restitutiva” ma è un cammino che come singoli e come comunità dobbiamo compiere se vogliamo amare il nostro Signore come Lui desidera. Riversare l’amore ricevuto verso i fratelli, donarsi fattivamente e concretamente agli altri, mettendosi a loro servizio, è il modo autentico con cui Lui ci chiede di amarLo ed essere Suoi discepoli.
Carmine (domenica, 06 maggio 2018 19:41)
Come io vi ho amato (e continuo ad amarvi... fortunatamente)
Grazie Signore perché sono tante le volte che non riesco ad amare così. .. eppure tu continui a spronarmi a farlo
Comincio a rispondere alla Parola che il Signore mi ha rivolto.
Signore, ti ringrazio perché hai a cuore l’aspirazione alla felicità di ogni persona e ci hai indicato la via per sperimentarla pienamente.
So che questa via è per me eppure non sempre la seguo con decisione, perdonami quando penso di poter amare Te senza farmi servo di qualcuno e sostieni il mio lento cammino di conversione.
Carmine (domenica, 06 maggio 2018 19:43)
Signore donami il tuo Santo Spirito perché mi aiuti a potare i rami secchi e mi aiuti a dare più frutto rendendo il mio modo d'amare più autentico
Mirko (sabato, 05 maggio 2018 14:47)
Mandaci presto il tuo santo spirito
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Carmine (domenica, 06 maggio 2018 19:38)
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi.
Basterebbe questo unico comandamento per rendere inutile ogni legge umana... ma noi probabilmente non lo mettiamo in pratica
Mirko (venerdì, 04 maggio 2018 21:54)
e la vostra gioia sia piena