Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò.
Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono.
Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
Le sette parabole del Vangelo di Matteo sul Regno di Dio offrono alla folla, che segue e ascolta Gesù, l’occasione per accogliere o rifiutare il suo messaggio, poiché la parola di Dio esige
sempre una risposta.
Dinanzi al suo messaggio non possono esserci posizioni intermedie: o si accoglie come fanno i discepoli o si rifiuta come i farisei. Abbiamo qui un paesaggio campestre in cui domina la figura di
Dio seminatore, che sparge a larghe mani il seme della sua parola, non solo sul terreno buono e fertile, ma anche sul terreno sassoso, poco ricettivo, arido e spinoso. I quattro tipi di terreno
sono i quattro livelli di ascolto che convivono in noi. Il seme della Parola non germoglia e non dà i frutti sperati quando non la lasciamo entrare nella nostra vita; quando, pur accogliendola
con entusiasmo, non la radichiamo in noi e nelle nostre relazioni. Ostinato nella fiducia verso le sue creature, Dio sa che ognuno di noi conserva nel proprio cuore un angolo di terreno buono, sa
che non esiste un terreno completamente cattivo, né una persona definitivamente perduta. Gli insuccessi della predicazione del regno sono solo apparenti: il raccolto ci sarà. Il messaggio che
Gesù trasmette con questa parabola è tutt’altro che negativo. Egli invita ad annunziare la parola del Regno con coraggio e fiducia. Oggi siamo noi che dobbiamo rispondere al suo appello alla
fiducia e alla speranza di fronte alle difficoltà ed alla scarsità del raccolto. L’atto della semina ha sempre una valenza positiva perché segna un nuovo inizio ed il seme, germogliando, dà alla
terra un significato nuovo.
Compito dei laici nella Chiesa e nel mondo è diffondere il messaggio di speranza del Vangelo «se fosse necessario anche con le parole» (papa Francesco citando Francesco d’Assisi).
«Nessuno può trattenersi dal rispondere alla chiamata, nessuno può delegare altri, nessuno può rinviare l’esercizio della sua responsabilità di cristiano». Ma non pensiamo di dover fare grandi
cose per seminare la Parola. Pensiamo alla nostra vita quotidiana; allo spazio che diamo alla Parola nella nostra vita.
Pensiamo anche allo sguardo che coltiviamo verso gli altri; al positivo che ogni persona ha e che ha bisogno di essere scoperto, valorizzato, riconosciuto. Se il Signore semina dappertutto,
allora ogni persona è una parola di Dio per noi.
Osservo e sottolineo gli elementi le parole che mi appaiono più dense di significato, i personaggi, i movimenti, i luoghi, i titoli dati a Gesù… Ne colgo il significato o le difficoltà per noi.
terreno buono…
Quale è il terreno buono? Non sempre lo si capisce da ciò che appare fuori… la bontà del terreno è nascosta, è ciò che consente al seme di sviluppare radici profonde, di intrecciarsi alla terra per nutrirsi di essa. Terra, “humus”… stessa radice di uomo. E’ l’umanità il terreno fertile per la Parola?
Riprendo il testo e cerco di cogliere quale parola il Signore dice a me, al mio cammino di fede, al cammino della Chiesa oggi.
Lasciarsi “colpire” dalla Parola di Gesù è abbastanza naturale, sia quando è bella, affascinante sia quando è dura e sferzante. Ma se voglio che essa diventi Buona Notizia per me, per i miei cari, per chi incontro, occorre calarla nelle profondità dell’umano, lasciare che di esso ne sia avvolta, impregnata.
E’ un lavoro paziente e umile, che non segue le logiche della produttività, dei risultati ma è fatto di cura paziente, di apparenti “sprechi” e di attese.
Mirko (giovedì, 13 luglio 2017 22:02)
Ascoltare.... Non solo sentire.... Un azione che implica la fatica di mettere in pratica con la vita.
Comincio a rispondere alla Parola che il Signore mi ha rivolto.
Signore, è sempre sorprendente la Tua fiducia in me
e in ogni uomo;
le Tue parole non cadono per sbaglio
anche dove sai che oggi non germoglieranno
o verranno travolte e portate via.
Fa che io impari da Te
ad avere la stessa fiducia nei fratelli
e a non giudicare i loro tempi.
Mirko (giovedì, 13 luglio 2017 22:03)
Mandaci il tuo Spirito Santo!!
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Mirko (giovedì, 13 luglio 2017 22:01)
Chi ha orecchi, ascolti