In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro:
«Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Il brano conclude il grande discorso di Gesù nella Sinagoga di Cafàrnao sul «pane della vita». È pane «vero», non perché quello che troviamo sulla tavola ogni giorno sia «falso», ma perché
soltanto Gesù risponde ai bisogni più profondi e alle attese più significative dell’animo umano, che nessuna cosa, nessun ritrovato della scienza o della tecnica, nessuna persona può
soddisfare.
Gesù viene incontro al nostro bisogno di amore, di vita, di felicità, con il dono totale e senza riserve di se stesso e della sua parola; infatti, «il pane che io darò è la mia carne per la vita
del mondo».
È evidente il riferimento alla morte in croce, affrontata con assoluta libertà e con totalità di amore. Gesù ha così «inventato» un modo straordinario, del tutto inatteso, e, nello stesso tempo,
umile e facilmente accessibile, per metterci in piena comunione con la sua vita e con il suo amore: ha racchiuso tutto intero il mistero della sua vita, morte e risurrezione nei segni eucaristici
del pane e del vino, trasformati dall’azione dello Spirito, dono pasquale di Gesù, nel suo Corpo e nel suo Sangue. Il Concilio Vaticano II afferma che «nella santissima eucaristia è racchiuso
tutto il bene spirituale della chiesa» (Presbyterorum ordinis, n. 5).
Infatti, la partecipazione all’Eucaristia permette di ricevere in dono la «vita eterna», vita divina, vita piena, con il «germe» della risurrezione; di realizzare una relazione intima con Gesù,
più bella e più profonda di qualsiasi relazione umana: si diventa sempre più una «cosa sola» in lui e con lui; di poter vivere come Gesù, compiendo la volontà del Padre e amando tutti e tutto
come ama lui. Nell’Eucaristia è contenuta una potente forza missionaria, per cui ci si sente fortemente spinti a testimoniare il Vangelo e ad annunciarlo in qualsiasi luogo e in ogni occasione di
vita.
Perciò la celebrazione eucaristica, in particolare quella domenicale, è «culmine e fonte» di tutta la vita cristiana sia della comunità, in ogni sua articolazione, sia dei singoli discepoli
del Signore.
L’Eucaristia è il tesoro più prezioso consegnato da Gesù ai suoi discepoli.
Osservo e sottolineo gli elementi le parole che mi appaiono più dense di significato, i personaggi, i movimenti, i luoghi, i titoli dati a Gesù… Ne colgo il significato o le difficoltà per noi.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui
Ascoltare la prima volta queste parole deve essere stato davvero difficile da capire. Oggi noi cristiani siamo forse troppo assuefatti e non riusciamo a capire allo stesso modo la profondità di queste parole
Riprendo il testo e cerco di cogliere quale parola il Signore dice a me, al mio cammino di fede, al cammino della Chiesa oggi.
Rimanere in Gesù, avere con lui una relazione intima, profonda è il dono che Gesù ha lasciato anche a noi, discepoli di oggi. Questo cibarci di lui trasforma la nostra vita ? Ci rende capaci di fare come Lui ha fatto?
Carmine (giovedì, 15 giugno 2017 19:08)
Dacci il nostro pane quotidiano, dacci la forza di testimoniare il tuo amore per la vita del mondo, di tutti
Mirko (giovedì, 15 giugno 2017 14:58)
Questo brano di Vangelo mi fa pensare ad una frase che ho letto in un libro:" sei quello che mangi o mangi quello che sei"...
lo scrittore parteggiava più per la seconda.
Gesù sembra non fare distinzioni tra le due perché, se è vero che lui ci dà il suo cibo che è la sua carne e il suo sangue per essere come lui, noi che da quando siamo cristiani, continuiamo a
mangiare quello che siamo stati da sempre, cioè sua carne suo sangue.
Comincio a rispondere alla Parola che il Signore mi ha rivolto.
Aiutami Signore ad accoglierti pienamente, totalmente. Grazie per il dono dell'Eucaristia, grazie perché non mi lasci solo, ripeti ogni volta al mio cuore stanco e affaticato che tu sei in me. Rendimi sempre più capace di esprimere questa tua presenza e vicinanza nella mia vita.
Carmine (giovedì, 15 giugno 2017 19:14)
Manda il tuo Santo Spirito ad aiutarmi a comprendere che ogni volta che Tu ti fai pane per me, mi inviti a fare altrettanto per gli altri
Mirko (giovedì, 15 giugno 2017 15:09)
Manda o Signore il tuo Santo Spirito!!
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Carmine (giovedì, 15 giugno 2017 18:58)
Il pane che io darò e la mia carne per la vita del mondo
Mirko (giovedì, 15 giugno 2017 14:30)
Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.