LECTIO CONDIVISA   25 DICEMBRE 2017

NATALE DEL SIGNORE


+Dal Vangelo secondo Giovanni (1,1-5.9-14)

 In principio era il Verbo,
e    il Verbo era presso Dio
e    il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e    senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;

la luce splende nelle tenebre
e    le tenebre non l'hanno vinta.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.

A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue né da volere di carne
né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne
e    venne ad abitare in mezzo a noi;
e    noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità


Il prologo di Giovanni introduce tutto il Vangelo e ne sintetizza il contenuto. È un brano di incredibile bellezza e profondità, che motiva l'attribuzione al quarto evangelista dell'immagine e    del simbolo dell'aquila, che vola alto e può fissare la luce del sole. Giovanni gioca sul contrasto luce e tenebre. Con la luce esalta la grandezza del Verbo di Dio che è «Via, Verità, Vita»; con le tenebre descrive il fallimento umano, dovuto alla menzogna, all'egoismo, al peccato. Ma le tenebre non hanno vinto la luce; è piuttosto vero il contrario: con la venuta di Gesù si sono diradate le tenebre del mondo e dell'umanità. Gesù è il Verbo fatto carne, uno di noi che, risorto dai morti, continua a stare in mezzo a noi. La "tenda", in cui dimora, è l'intera umanità con la sua storia e ciascun uomo con la sua vita. Nessuno può essere a lui equiparato, neppure Giovanni Battista che pure, al dire di Gesù stesso, è «il più grande tra i nati da donna». Anche il Battista ha avuto bisogno di essere illuminato da Cristo, perché «non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce». La testimonianza, infatti, è il compito affidato da Gesù alla sua Chiesa, nelle sue diverse articolazioni, e, nella Chiesa, ad ogni discepolo, a ciascun cristiano.
Il Natale è lo svelamento del volto di Dio che nessuno ha mai visto né può vedere, ma «il Figlio unigenito che è Dio ed è nel seno del Padre, lo ha rivelato». Gesù Cristo è il volto dell'amore misericordioso del Padre. Guardando a lui, possiamo "vedere" Dio e, contemporaneamente, possiamo conoscere il progetto di Dio sull'uomo e su ciascuno di noi. La nostra vocazione fondamentale e comune è essere e diventare ogni giorno di più «conformi all'immagine di Gesù» (cfr. Rm 8,29), Figlio unigenito e primogenito tra molti fratelli e sorelle, cioè fra tutti coloro che compongono la grande famiglia umana. Prendere la forma di Gesù significa per noi diventare pienamente umani. Il mistero dell'Incarnazione non ci chiede, quindi, di sforzarci per diventare qualcosa di diverso da quello che siamo, secondo un'idea sbagliata di perfezione morale. Ma ci indica la strada per diventare sempre più noi stessi, sempre più umani. E la nostra strada è Gesù.


Lectio

 Osservo e sottolineo gli elementi le parole che mi appaiono più dense di significato, i personaggi, i movimenti, i luoghi, i titoli dati a Gesù… Ne colgo il significato o le difficoltà per  noi.


Condivido ciò che ho sottolineato:

In principio era…

Gli uditori di Giovanni andavano subito con la memoria alla pagina di Genesi, al primo “in principio”. Quel principio assume un volto. La storia non inizia con il “peccato originale”, ma con una “grazia originale”, più originaria, radicale, sorgiva. Tu cioè abiti in una casa che è benedetta, dal principio, la tua vita e la vita di ogni uomo e donna è benedetta, perché fatta “per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. E cioè radicalmente: se tu esisti sei buono. Poi te lo dimentichi, lo rovini, lo rinneghi. Ma tu “vieni fuori da qui”.

E il verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi

E’ il versetto che sta al cuore di questo prologo. Una volta di due fidanzati si diceva che “si parlavano”. E’ stato così anche nella storia d’amore tra Dio e l’umanità: Dio aveva parlato molte volte e in molti modi, dice la lettera agli Ebrei. Ma poi non basta più parlarsi e nasce il desiderio di andare ad abitare insieme, di condividere la vita! Celebrare il Natale è celebrare il mistero di un Dio che “prende casa con” e che fa dono del suo corpo. Non più un Dio in cielo che “sta nel suo”, ma un Dio che si impasta con la nostra storia, desidera fare comunione con noi.

La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta

E’ la speranza grande: dentro le nostre notti c’è una luce che non è stata vinta, che può illuminare gli angoli più remoti, nascosti più “vergognosi” della nostra vita. E’ la “luce gentile” che dello sguardo di Gesù che ha raggiunto e continua a raggiungere il nostro cuore. E’ la luce che non smette di bussare alle tenebre del nostro cuore e che ci rende, come Giovanni, lampade, gente che riflette una luce non sua. E’ la luce che dentro di noi mai si spegne: la luce della nostra identità più profonda, solida, inalterabile che il Natale ci rivela: a quanti accolgono il Figlio è concesso di diventare figli.

Siamo figli, questa è la luce che abita in noi.

Commenti: 2
  • #2

    Anacleto (martedì, 26 dicembre 2017 08:25)

    venne ad abitare in mezzo a noi

  • #1

    Mirko (domenica, 24 dicembre 2017 20:57)

    A quanti però lo hanno accolto
    ha dato potere di diventare figli di Dio

Meditatio

Riprendo il testo e cerco di cogliere quale parola il Signore dice a me, al mio cammino di fede, al cammino della Chiesa oggi.

 


Condivido come questo testo nutre o interroga la mia fede:

Quale sguardo sulla storia, sul mondo, sugli “altri”?

C’è un principio “non dubbio”. Mater semper certa. Ma anche il Padre qui!!! Tu sai di chi sei Figlio

Dove abita Dio? Domanda straordinaria. Dove abita oggi Dio? Dove soprattutto vuole venire ad abitare? Quali stanze? Guarda non c’è bisogno di una casa bella, grande, pulita. Una stalla gli basta. Purché accolga!

Quale notte della mia vita personale o di famiglia o di questo tempo di Chiesa sento ha più bisogno di essere illuminata?

Commenti: 2
  • #2

    Anacleto (martedì, 26 dicembre 2017 08:28)

    Il Verbo creatore è venuto ad abitare in mezzo a noi, nelle nostre case, nella nostra vita: non possiamo che gioire! Certo vorremmo fargli trovare una casa "tutta a posto" come quando viene un ospite a casa. Ma lui non si limita ad essere ospite: fa parte della famiglia. Vuole condividere tutta la nostra vita, non solo un pezzetto!

  • #1

    Mirko (domenica, 24 dicembre 2017 21:00)

    Accoglienza. Si, questo è il vero senso del Natale. Accoglienza con la A maiuscola.
    Con tutti i rischi e le cose belle.
    Soprattutto mettendosi in relazione con l'altro. Dal quale c'è sempre da imparare qualcosa.
    Apriamo le porte del nostro cuore! Accoglienza.

Oratio

Comincio a rispondere alla Parola che il Signore mi ha rivolto.

 

 


Condivido una o due espressioni della mia preghiera:

Tutto è stato fatto in te: aiutami Signore a ritrovare quella benedizione originaria in ogni persona che mi sta accanto, a contemplarla nella bellezza del creato, a servirla e custodirla ogni giorno.

La mia casa mi sembra sempre troppo disordinata, troppo piccola, troppo sporca troppo….per accoglierti. E ancora non ho imparato che la fede è una resa al tuo insistente bussare. Signore, prendi casa ancora oggi e poi sempre dentro le nostre piccole case e spalancale a misura del tuo cuore.

Gesù, luce interiore non lasciare che le mie tenebre mi parlino. Gesù, luce interiore donami di accogliere il tuo amore (Taizè)

Commenti: 2
  • #2

    Anacleto (martedì, 26 dicembre 2017 08:31)

    Grazie Signore per avere preso casa tra le nostre case, grazie perchè hai dato senso all'abitare e all'essere famiglia. Vieni sempre tra noi!

  • #1

    Mirko (domenica, 24 dicembre 2017 21:01)

    Grazie Signore Gesù. Grazie che vieni sempre in mezzo a noi.